tra il cielo ed il mare
La prima volta che ho visto il mare, avevo due anni.
Ovviamente non ne ho alcun ricordo, se non per l’evocazione causata da una foto in bianco e nero, che mi ritrae seduto sulla spiaggia, con regolamentare cappellino alla marinara, paletta e secchiello.
Era Gabicce. All’epoca riservato luogo di villeggiatura estiva, un pò blasè. Al punto che sulla spiaggia invece degli ombrelloni c’erano delle specie di teloni a righe bianche ed azzurre, metà tenda indiana e metà vela sull’oceano.
Poi negli anni si sono succeduti altri mari vicini. Miramare di Rimini, Cervia, Cesenatico, Valverde, in una sequela di pensioncine a gestione familiare, in cui ti servivano pesce freschissimo per tutta la settimana, ma rigorosamente l’odiosissimo piatto freddo di salumi e formaggi il giovedì sera, giorno di libertà del personale.
Chi più, chi meno, in tanti ci siamo svezzati in Riviera Adriatica.
Incluse le migliaia di turiste nordiche che calavano ogni anno, perchè sole, mare, birra, piadina, gelato e magari qualche Giulio o Luca, che sono belli, abbronzati e c’hanno pure il motore. Tanto che se ci si andasse a fondo scopriremmo che fra la Romagna ed il Baden-Wurttenberg ci sono molti più cromosomi in comune di quanto si pensi.
Che nemmeno capisci poi, per quale ragione si finisse tutti proprio li.
La spiaggia non è nemmeno che fosse di un gran colore. Che quando fa caldo la sabbia diventa polverosa e quando piove grigio fangosa.
E il mare poi. Meglio lasciar perdere.
Eppure è sempre li.
La Riviera Adriatica.
Terra di sogni e di miraggi. Di giochi di prestigio.
Piena di immagini indefinite, ormai entrate nella memoria collettiva.
Una sottile striscia di sabbia tra il cielo ed il mare.