the diffident light
A Londra, all’uscita di Waterloo Station su Cab Road, c’è l’entrata del sottopasso che conduce al cinema Imax.
La scala del sottopasso è divisa da una larga colonna dipinta di un tenue colore verde.
Sulla colonna c’è una scritta: “I dream of a green garden where the sun feathers my face like your once eager kiss.”
È un verso della poesia “Eurydice” di Sue Hubbard.
Sui muri del sottopasso è riportata tutta la composizione.
Il mito ricreato non percorre le strade degli Inferi, ma le vie di una città perduta ed addormentata.
Che, almeno nella mia immaginazione, è sempre stata Londra.
Londra è anche sullo sfondo di questo progetto fotografico.
In realtà, dopo averlo scorso, qualcuno potrebbe dubitare che questo sia un libro su Londra.
Le mie fotografie in effetti non ne parlano direttamente più di quanto i racconti della famosa antologia di Raymond Carver, parlino apertamente d’amore.
Qualcuno ha detto a proposito della scrittura di Carver che ha operato “un ridimensionamento del campo visivo”, costringendo lo sguardo a volgere “su quanto avviene nelle immediate vicinanze”.
Che è più o meno il modo di vedere le cose della mia fotografia.
Quindi, questo progetto parla assolutamente di Londra, ma non si preoccupa di trovare l’immagine giusta, risolutiva, esplicativa.
Quanto piuttosto di cogliere nella timida luce le assonanze con alcune delle infinite immagini che scorrono nelle vie della città.
“Soon, soon I will climb from this blackened earth into the diffident light.”.
Modena 1 dicembre 2020