archipelagos
C’è una piccola taverna, nell’ultimo villaggio, di una piccola isola dell’Egeo, che mia moglie Elena ed io frequentiamo da diversi anni, durante i nostri soggiorni estivi ed a cui siamo molto affezionati.
La taverna si chiama “Mithos” e in un angolo espone un collage raffigurante un’antica nave a remi.
L’isola fa parte dell’arcipelago delle Cicladi.
Una sera ho scattato una fotografia all’angolo della taverna con questa nave e una luce particolare sullo sfondo.
È l’immagine che apre questo lavoro e che in me ha sempre evocato il passato glorioso di questi luoghi.
Il tempo dei re, in cui legni arcuati governavano i mari, snelle colonne di templi ornavano i promontori odorosi di mirto e di ginepro e bianche case e possenti palazzi segnavano le coste.
Un passato di cui non resta traccia, se non per il paesaggio naturale, che non è poi mutato un gran che.
Da li, ha cominciato a prendere forma l’idea di un progetto che parlasse del presente, fatto di turismo estivo e di lunghe pause nel resto dell’anno, quando cui la popolazione scende a poche decine di persone e torna a dominare l'aspro e millenario paesaggio naturale.
Perchè degli effimeri abitanti estivi, già alla fine di settembre, resta solo il ricordo; le giornate si fanno più brevi, segnate dal sibilo incessante del vento e il mare cambia di colore, facendosi più scuro.
Presagi dell’autunno imminente.
Si chiudono le case e le taverne e i turisti sciamano definitivamente verso familiari altrove.
E mi piace pensare che allora, le isole, ormai quasi deserte, restino uniche custodi di se stesse e possano tornate a sognare del tempo delle triremi e dei re.
Settembre 2024, sulla via del ritorno